I miracoli di Gesù

(051)

La tempesta sedata (185.3 - 185.4)

(Gesù dorme sulla barca dove ci sono anche Pietro, Andrea, Giovanni ed altri. La barca è in mezzo al lago di Gennezaret o di Tiberiade. Il cielo si incupisce ed il vento cresce)

La tempesta si fa sempre più brutta. Il lago è nero come vi si fosse versato l'inchiostro, striato dalle spume delle onde. La barca inghiotte acqua e sempre più viene spinta al largo dal vento. I discepoli sudano nella manovra e nel buttare oltre il bordo l'acqua che le onde rovesciano. Ma non serve a nulla. Essi sguazzano ormai sino alla metà della gamba nell'acqua e la barca diviene sempre più pesante.
Pietro perde la calma e la pazienza. Dà al fratello il timone e traballando va verso Gesù e lo scuote vigorosamente. Gesù si sveglia e alza il capo.
"Salvaci, Maestro, noi periamo!" gli grida Pietro (deve gridare per farsi udire).
Gesù guarda il suo discepolo fissamente, guarda gli altri e poi guarda il lago. "Hai fede che Io vi possa salvare?"
"Presto, Maestro" grida Pietro mentre una vera montagna d'acqua, partendo dal centro cdel lago, si dirige veloce sulla povera barca. Sembra una tromba d'acqua tanto è alta e spaventosa.
I discepoli che la vedono venire si inginocchiano e si aggrappano dove e come possono, sicuri che è la fine.
Gesù si alza. In piedi su quel tavolato di prora. Figura bianca sul livido della bufera, e stende le braccia verso il maroso e dice al vento: "Fermati e taci", e all'acqua: "Quietati. Lo voglio."
E il cavallone si dissolve in schiuma che cade senza nuocere con un ultimo ruggito che si spegne in mormorio, come il vento in un ultimo fischio che si muta in sospiro. E sul lago pacificato torna il sereno del cielo e la speranza e la fede nel cuore dei discepoli.